Come sviluppare un sito woke …

… e salvare il mondo (o almeno provarci)

Viviamo in un’epoca in cui persino un sito web può (anzi, deve!) essere uno strumento di giustizia sociale.

Dimenticate il semplice HTML e CSS: oggi, sviluppare un sito significa costruire un tempio digitale dell’inclusione, dove ogni pixel grida uguaglianza e ogni riga di codice è un atto di resistenza al patriarcato cibernetico.

Ecco come creare il sito woke definitivo, pronto a cambiare il mondo (o almeno a far sentire in colpa chiunque osi visitarlo senza una VPN ecologica).

 

Accessibilità per tutti (tranne chi non ci piace)

Un vero sito woke deve essere così inclusivo da risultare quasi inaccessibile a chi non è abbastanza illuminato. Alcune regole d’oro:

  • Contrasti cromatici perfettamente ottimizzati per non offendere neanche un singolo pixel di schermo.
  • Supporto totale per screen reader, perché leggere con gli occhi è ormai un privilegio della borghesia ottica.
  • Navigazione solo con la tastiera, perché il mouse è uno strumento oppressivo che impone movimenti capitalistici ai polsi dell’utente.
  • Sottotitoli per tutto, anche per i testi scritti (non si sa mai, potrebbero essere oppressivi in qualche modo).

Se almeno il 120% degli utenti non può navigare il sito senza problemi, avete fallito.

 

Design inclusivo e super-diversificato

Le immagini del sito devono rappresentare ogni possibile combinazione umana, altrimenti siete solo un altro strumento dell’oppressione.

  • Foto stock di ogni etnia, genere, orientamento sessuale, abilità, taglia e condizione economica, anche se vendete solo viti.
  • Niente stereotipi! Dimenticate uomini in giacca e cravatta e donne con il rossetto: meglio una rappresentazione neutra, magari con tutti i personaggi di spalle per evitare errori.
  • Nessun genere obbligato nei moduli. Meglio ancora, eliminate i nomi e sostituiteli con ID anonimi per non opprimere nessuno.

Se il design del vostro sito non fa sentire in colpa almeno il 70% degli utenti, dovete riprogettare tutto.

 

Privacy assoluta (ma anche no)

Il sito deve garantire privacy totale, ma anche sapere tutto degli utenti per assicurarsi che rispettino gli standard woke.

  • Cookie? Solo se servono a tracciare il livello di consapevolezza sociale dell’utente.
  • Profilazione? No, a meno che non serva per determinare se l’utente ha pensieri problematici.
  • Anonimato? Sì, tranne per chi fa battute fuori posto: per loro, IP pubblico e gogna digitale.

L’obiettivo è creare uno spazio sicuro dove tutti siano liberi… di pensare nel modo corretto.

 

Un sito verde, anzi, verdissimo

Se il vostro sito non riduce direttamente le emissioni di CO₂, siete complici della fine del pianeta.

Ecco come rimediare:

  • Hosting a impatto zero: deve essere alimentato esclusivamente da pannelli solari situati in zone di giustizia climatica.
  • Immagini ultraleggere: ogni pixel di troppo contribuisce al riscaldamento globale.
  • Dark mode obbligatoria, perché i colori chiari sono opprimenti per le batterie dei dispositivi.

Se il vostro sito non pianta almeno 100 alberi per ogni visita, state distruggendo la Terra.

 

Moderazione totale per un mondo più sicuro

Internet è un luogo pericoloso, quindi il vostro sito deve essere un ambiente privo di pensieri pericolosi (ovvero, qualsiasi cosa che non sia woke al 100%).

  • Commenti pre-approvati da un comitato etico certificato.
  • Filtri avanzati per rimuovere qualsiasi termine vagamente offensivo, incluso “buongiorno” (potrebbe implicare discriminazione verso chi ha dormito male).
  • Segnalazioni istantanee per chiunque osi dubitare della sacra linea woke.

Ogni discussione deve concludersi con un consenso assoluto e unanime, altrimenti è solo violenza verbale.

 

Il sito woke perfetto? non esiste (e va bene così)

Creare un sito web woke è un’arte e una missione spirituale.

Non basta seguire queste linee guida: bisogna sentirle nel profondo, incolpare il sistema per ogni bug e chiedersi costantemente: sto facendo abbastanza per la giustizia digitale?

Se anche solo un utente visita il vostro sito e non si sente subito illuminato da un’aura di equità intersezionale… beh, è tempo di rifare tutto da capo.

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